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Enti territoriali, Bitti: “Decreto è ‘patchwork’ di misure senza vera soluzione”

  • Immagine del redattore: Anna Maria Messina
    Anna Maria Messina
  • 8 lug 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

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“In realtà, il decreto legge sugli enti territoriali non è altro che una sorta di patchwork di misure, completamente diverse tra loro, che non risolvono assolutamente le grandi questioni rimaste drammaticamente aperte”. Lo dichiara il segretario confederale dell’Ugl, Fiovo Bitti, in audizione presso la Commissione Bilancio del Senato. “Non vediamo soluzioni chiare – spiega – per il futuro del personale dipendente delle province, ad iniziare da quello impiegato nei centri per l’impiego e nella polizia provinciale, così come resta aperta la questione relativa alla sostenibilità finanziaria degli enti locali e alla loro capacità di essere volano di ripresa, assicurando pagamenti in tempi certi dei debiti contratti verso i fornitori. Allo stesso tempo le misure non assicurano il superamento delle emergenze nelle zone terremotate de L’Aquila, dove non si parla di proroga dei contratti a tempo determinato”. “Dunque – aggiunge – l’urgenza del decreto legge nasce soprattutto da un’errata valutazione complessiva e da scelte politiche che hanno aggravato le già difficili condizioni, in particolare dei comuni, derivanti da tagli lineari apportati al bilancio pubblico negli ultimi anni e da interventi legislativi frettolosi o rimasti largamente inattuati, come il federalismo fiscale che il governo sembra voler indirizzare su un binario morto”. “Nello specifico – conclude -, gli spazi finanziari previsti all’articolo 1 sono esigui, pari ad appena un terzo di quanto fece a suo tempo la giunta Polverini, prima ad introdurre il Patto regionalizzato. L’articolo 4 incrocia pericolosamente due diritti: quello dei lavoratori delle province ad avere un futuro e delle aziende fornitrici ad essere pagate dalla pubblica amministrazione. L’articolo 5 prova a tamponare, con effetti tutti da verificare, la questione del personale della polizia provinciale che ha maturato una spiccata professionalità in particolare nei reati ambientali, l’ultima frontiera della criminalità organizzata e mafiosa, mentre l’articolo 15 tenta di fare altrettanto con i servizi per l’impiego, stanziando 70 milioni di euro che necessariamente dovranno essere integrati, anche solo per assicurare gli attuali livelli di prestazioni, purtroppo non eccelsi a causa della carenza di personale e di risorse strumentali e finanziarie”.

 
 
 

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