CAPORALATO: EMERGENZA NELL’AGRO PONTINO
- Anna Maria Messina
- 26 ago 2015
- Tempo di lettura: 2 min

“Il caporalato, purtroppo, è diventato solo di recente un tema di forte attualità. Ma sono anni che l’Ugl Lazio denuncia questa pratica che non ci esimiamo dal definire mafiosa”. Lo dichiara, in una nota, Ornella Petillo, dirigente Ugl Lazio. “Nella nostra regione – continua – il caporalato è un fenomeno che viviamo sulla nostra pelle, soprattutto nel basso Lazio dove ci sono molte zone critiche come quella di Sabaudia, in provincia di Latina. Nelle campagne dell’Agro Pontino vivono e lavorano migliaia di indiani, provenienti prevalentemente dalla regione del Punjab: sono i nuovi schiavi alle porte di Roma. Nonostante la paga non superi i quattro euro l’ora, per molti di loro il datore di lavoro è comunque un “buono”, un “padrone” da rispettare sempre e comunque. I caporali hanno mezzi di trasporto propri con dodici posti e i braccianti devono pagare quattro euro per il viaggio. Se possibile, è ancora più vergognosa la loro sistemazione, ammassati in alloggi miserabili pagando da 100 a 150 euro per ogni posto letto. Lavorano fino a quattordici ore al giorno sotto al sole, chinati a raccogliere pomodori e zucchine, dentro serre dove la temperatura può raggiungere i 50 gradi. Non hanno ferie, né diritti. È una situazione fuori controllo e speriamo che sia arrivato il momento di ascoltarci, dando delle regole all’accoglienza e riportandoli alla luce. Qualcosa si muove: l’onorevole Damiano ha accolto con favore la campagna inaugurata dall’Ugl #ilsilenziouccide, sostenendo l’impegno del Parlamento per un’indagine conoscitiva sul fenomeno. Il Segretario Generale dell’Ugl, Paolo Capone, insieme al vice presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, On. Renata Polverini (FI), - conclude Petillo – hanno visitato la scorsa settimana le province del foggiano in Puglia, portando aiuti concreti ai lavoratori. Insieme alla delegazione anche medici volontari dell’Ugl Sanità che hanno potuto rilevare le scarsissime condizioni igienico sanitarie dei lavoratori, oltre ad un ambiente di lavoro privo di qualsiasi decoro”.
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